6 maggio 2008

Riflessioni dopo una visita


Passata la burrasca ecco un bell’arcobaleno.
Tutto è bene quel che finisce bene, stamattina dopo essermi informata a dovere sui miei diritti di madre lavoratrice è arrivata la telefonata del supercapo a definire la mia piena assoluzione e ragione! Verrò debitamente liquidata e dimessa a norma di legge, tutto senza nessun ulteriore commento stizzito per l’empasse creatasi.

La comunicazione liberatoria (in tutti i sensi) è arrivata in tarda mattinata alleviando qualunque mio malumore e nella nuova sistemazione della struttura riabilitativa.
Se possibile è un posto ancor più triste dell’ospedale a mio avviso, in quanto è proprio una casa di riposo.
Il senso di ineluttabilità, di tristezza, rassegnazione e abbandono che pervade le mura di questi centri è totale.
La ormai bisnonna Maria è ricoverata per un’ ischemia che le ha paralizzato metà del corpo, un brutto scherzo del destino a lei che è sempre stata fortemente indipendente, traino della famiglia, una vera lady di ferro anche a 86 anni, con il suo caratterino certo, ma non ha fatto mancare nulla di ciò che poteva dare ai suoi figli con sforzo e sacrificio personale, salvo (secondo lei) un po’ di affetto in più, si rammarica infatti di averli picchiati a volte quando erano bambini (tre maschietti forse un tantino vivaci) e si dichiara colpevole per questo meritando “l’internamento”.
Il suo unico male negli anni seguenti la morte del nonno è stato uno solo: la solitudine.
La sua vita è stata travagliata, ultima di innumerevoli figli quindi trattata con disprezzo e vera cattiveria dai fratelli, orfana in giovane età della amata madre, l’unica che la difendesse, reduce di un grave incidente e pioniera (leggi cavia) di una nuova tecnica di trattamento per le fratture (una delle prime in Italia a cui hanno piantato i “ferri” sulle gambe al posto del gesso) con cui per fortuna è guarita molto bene; lavoratrice assidua per mantenere la famiglia dato che il nonno dopo essere stato prigioniero di guerra e con una grave malattia della vista non poteva lavorare e si dava un po’ al vino per consolarsi, fino alla morte precoce; vissuta per tanti anni in affitto da ultimo è stata sfrattata a 80 anni (che quel caro signore possa avere come prossimi inquilini solo guatemaltechi che gli demoliscano l’appartamento…) con conseguente trasloco, cambio di paese, di amicizie, abbandonata da tutte le sue conoscenti per questo, come se avesse avuto la colpa di qualcosa…
Insomma la sua esistenza è sempre stata faticosa e non c’è da meravigliarsi se ha sviluppato una scorza dura e un carattere dal cipiglio feroce, con i suoi nipoti però è sempre stata magnanima, io posso dire in particolar modo di essere sempre stata nelle sue grazie e con me ha giocato e scherzato anche quando non ne aveva le forze.
Vederla lì, su quella sedia a rotelle, con l’aria assente e gli occhi umidi mi fa un gran male ogni volta, sebbene si sforzi di fare dello spirito e di dire che sta bene è impossibile non provare una pena immensa per lei, le si legge in faccia che avrebbe preferito la morte a questa situazione che ha sempre rinnegato finchè era in salute.
Purtroppo le cose sono andate così, io non ho molte speranze in un recupero, nessuno le ha credo, perciò vorrei per lei una dipartita rapida e serena, che la sollevi da questo imbarazzo, da questa prigionia, lei è uno spirito libero e non vedo l’ora che torni a camminare veloce e scattante come faceva prima, ma sui verdi campi elisi, priva di rancori, riunita a sua madre che le è sempre tanto mancata.
Ti voglio bene nonnina mia.

Domani intanto è un’altra giornata intensa e tutta da organizzare, la vita va avanti e non aspetta nessuno.

Nessun commento: